Due molecole candidate alla terapia della malattia di Alzheimer

 

 

LUDOVICA R. POGGI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXII – 08 novembre 2025.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Da molti anni siamo costretti a ripetere che, nonostante tutti i progressi compiuti nella conoscenza della fisiopatologia e della patogenesi della malattia di Alzheimer e di altre patologie neurodegenerative, non disponiamo ancora di farmaci in grado di arrestare l’evoluzione patologica e salvare la vita dei pazienti. Per questa ragione, si continuano a sperimentare nuove molecole nella speranza – finora sempre delusa – che i risultati ottenuti con i modelli sperimentali si possano replicare nella sperimentazione clinica.

Oggi presentiamo uno studio di Xuyu Yang e colleghi, che hanno preso le mosse da risultati ottenuti in una precedente sperimentazione: un segmento di 200 aminoacidi della carbossipeptidasi E (CPE) legato al recettore 5-HT1E induce l’attivazione di β-arrestina-ERK-BCL2, che è neuroprotettiva. Su questa base i ricercatori hanno effettuato uno screening in silico di circa 6 milioni di molecole per scoprire Z124, che si è rivelata efficace quasi quanto la CPE. Proseguendo il lavoro, i ricercatori sono giunti a identificare due potenziali nuovi farmaci per il trattamento della malattia di Alzheimer e di altre patologie neurodegenerative.

(Yang X. et al., Predicted molecules followed by experimental validation for protecting human neurons from oxidative stress–induced cytotoxicity. Proceedings of the National Academy of Sciences USA – Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.2505359122, 2025).

La provenienza degli autori è la seguente: Division of Molecular and Cellular Biology, Section on Cellular Neurobiology, Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development, National Institutes of Health, Bethesda, MD (USA); Materials and Process Simulation Center, California Institute of Technology, Pasadena, CA (USA); Therapeutics and Biotechnology Division, Korea Research Institute of Chemical Technology, Daejeon (Repubblica di Corea); Division of Chemistry and Chemical Engineering, California Institute of Technology, Pasadena, CA (USA); Drug Development Unit, Translational Neuroscience Center, National Institute of Neurological Disease and Stroke, National Institutes of Health, Bethesda, MD (USA); Materials and Process Simulation Center, California Institute of Technology, Pasadena, CA (USA).

In precedenza Xuyu Yang e colleghi hanno riportato che il fattore neurotrofico-α1 (NF-α1)/carbossipeptidasi E (CPE) in modelli murini della malattia di Alzheimer era in grado di determinare l’inversione del processo neurodegenerativo e guarire la disfunzione cognitiva. Su questa base i ricercatori hanno previsto in termini computazionali e validato sperimentalmente che CPE interagisce con un farmacoforo di sei residui sul recettore 5-HT1E (HTR1E) per attivare la via di segnalazione ERK-BCL2, che produce un effetto di protezione dei neuroni umani dalla morte cellulare indotta dallo stress ossidativo.

In questo nuovo studio, usando lo stesso farmacoforo, i ricercatori hanno realizzato uno screening virtuale in silico di circa 6 milioni di piccole molecole, per individuare i candidati con proprietà di legame e neuroprotettive simili a quelle di CPE.

Questa ricerca in silico ha portato all’individuazione di una molecola (Z124) che, sperimentalmente, si è verificata in grado di legarsi a HTR1E con un’efficacia protettiva comparabile a NF-α1/CPE però a una concentrazione più alta. Successivamente, Xuyu Yang e colleghi hanno realizzato un’ottimizzazione del design del gruppo R basato su Z124 per identificare 4 composti che si prevedeva avessero un’efficacia maggiore di Z124. Questi composti sono stati sintetizzati e poi testati per l’attività neuroprotettiva.

Tutti e quattro i composti hanno presentato un legame alle cellule HTLA-HTR1E comparabile a CPE. I ricercatori hanno determinato il kd di questi composti: R9, 1.38 ± 0.2 nM, e R10, 2.1 ± 0.2 nM, risultato 15 volte migliore di CPE. Tutti e quattro i composti hanno mostrato attività protettiva dalla citotossicità indotta da stress ossidativo nelle cellule umane HEK293 stabilmente transfettate con HTR1E, così come i neuroni primari umani.

Da un punto di vista dei meccanismi, R9 e R10 hanno attivato la fosforilazione ERK e accresciuto la proteina mitocondriale promotrice di sopravvivenza BCL2, cosa che li rende eccellenti candidati per lo sviluppo di farmaci efficaci nelle malattie neurodegenerative.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Ludovica R. Poggi

BM&L-08 novembre 2025

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

________________________________________________________________________________

 

La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica e culturale non-profit.